Galatone. Sant’Elena, il suo carro e la “Vera Croce”.

Il Salento è una terra piena di solchi. Ricca di tracce incise nella roccia che testimoniano agli occhi attenti l’incessante passaggio dell’uomo sulla propria terra nel corso dei  secoli. L’andirivieni di carri le cui ruote hanno lasciato segni indelebili. Le carrare, con questo termine dialettale vengono identificati gli antichi percorsi ormai desueti e in buona parte scomparsi.

Ma vi sono anche altri segni lasciati dal passaggio di inusuali carri; carrare che si sono formate non nella roccia, bensì nella storia, nella tradizione e nella religiosità della gente della nostra terra.

Un antico carro nei primi secoli dopo Cristo ebbe a passare per le stradine del Salento; questo ci racconta la tradizione orale della nostra gente. Quel carro trasportava persone di grande lignaggio e su di esso sedeva la madre di un imperatore,ormai anziana, cha faceva ritorno a Roma dopo un lungo pellegrinaggio in Terra Santa. Elena, era il suo nome e suo figlio era il grande imperatore Costantino.

Ma quello che ancora oggi giunge ai nostri orecchi, è il racconto di ciò che la nobildonna di umili origini recava con sé: la “Vera Croce”, il legno su cui il Cristo, Figlio di Dio fatto Uomo, venne crocifisso.

Flavia Giulia Elena, questo il suo nome per esteso dopo l’elevazione del figlio al soglio imperiale, ebbe una vita alquanto travagliata, tanto che ancora oggi molte vicissitudini della sua esistenza restano poco chiare. Nacque in Bitinia, nell’attuale Turchia nel 248 d.C., in una città il cui figlio Costantino ribattezzo successivamente in suo onore con il nome di Helenopolis,  Città di Elena. Da quel poco di documentato che è giunto a noi, pare che le sue origini fossero alquanto umili. Il Vescovo di Milano Ambrogio, parlando delle sue origini, la definisce una stabularia, termine che può essere tradotto con “locandiera” o “ragazza addetta alle stalle”.

La storia, non concorde, la racconta sia come concubina sia come moglie del tribuno romano di origini illiriche Gaio Flavio Valerio Costanzo, a cui successivamente venne aggiunto anche il nome di Cloro.

Da questa unione nacque nel 272 il figlio Costantino, il futuro imperatore. Nel 293 Costanzo dovette lasciare la moglie o compagna Elena, su ordine di Diocleziano per contrarre un matrimonio dettato da esigenze politiche, in quanto gli era stato affidato il governo della parte occidentale dell’Impero. Dopo quella “rottura” Elena non si risposò e scomparve dalle cronache imperiali, dedicandosi interamente alla cura del figlio.

Di lei si racconta di uno straordinario viaggio in Terra Santa, svoltosi quando ormai era prossima a compiere 80 anni, nel326 -328 d.C. Straordinario sia per l’età della donna, considerando che i viaggi di allora non avevano certo le comodità di oggi, sia per i frutti che ebbe a portare quel pellegrinaggio.

Infatti intorno alla figura di questa donna si narrano storie e leggende che la vedono protagonista del ritrovamento di alcuni degli strumenti della Passione del Cristo: la “Vera Croce” , la croce di uno dei due ladroni, la spugna imbevuta d’aceto, parte della corona di spine, un chiodo della croce nonché il titulus crucis, I.N.R.I.

Negli apocrifi si narra inoltre che fosse riuscita a venire in possesso dei corpi mummificati dei tre Magi, barattandoli con alcune reliquie di San Tommaso Apostolo. I corpi dei tre Magi furono sistemati nella cattedrale di S. Sofia in Costantinopoli, in una grande arca di pietra fatta costruire appositamente.

Di quanto scritto sopra non vi è nulla di certo. Diverse sono le versioni che ruotano attorno alla rinvenimento della croce e ai personaggi veri o di fantasia che l’hanno scoperta, alcuni narrano prima di Elena, o che hanno aiutato Elena a ritrovarla. Fatto sta che intorno al 340 d.C. il culto della “Vera Croce” inizia ad essere diffuso in molti luoghi.

Delle stessa Elena vi è chi racconta che fosse di origini ebraiche, chi nata in Mesopotamia, o ancora nei pressi del Danubio o, infine, c’è addirittura chi la narra come nata in Britannia.

Ormai ottantenne Elena fece ritorno in Italia recando con se i frutti delle sue ricerche. Sul viaggio di ritorno vi sono numerosi aspetti di incertezza legati anche alla sua morte che, per alcuni sovvenne intorno al 329 d.C., per altri ebbe a vivere ancora per qualche anno ancora.

Lo stesso luogo in cui morì è imprecisato e le versioni sono alquanto diverse: si narra che morì in viaggio facendo ritorno dalla Palestina, nei luoghi presso cui era nata, per altri quando ormai era rientrata dal viaggio riportando le reliquie in Italia.

Nonostante questa significativa alea di incertezza che vi è attorno questa figura dalla umili origini che diede i natali ad un Imperatore, giungendo essa stessa ad essere chiamata “Augusta”, il ritrovamento delle reliquie a lei attribuito l’ha resa una delle figure più note e più imponenti dei primi secoli del cristianesimo.

E la stessa data del ritrovamento è divenuta con il tempo per i cristiani un giorno di festa da celebrare liturgicamente. La festa della “Inventio Sanctae Crucis”, di cui si ha memoria a partire dal VII secolo.

La data del 3 maggio non è casuale. Secondo una delle tante leggende che ruotano attorno alla scoperta della reliquia, si racconta che proprio in quel giorno avvenne il ritrovamento grazie ad un rabbino, il cui nome era Giuda. Questo personaggio conosceva il luogo in cui era stata seppellita la Vera Croce ma si rifiutava di rivelarlo ad Elena. Questa, badando poco alle “buone maniere”, mise Giuda all’interno di una cisterna vuota, senza cibo né acqua, e lì rimase per sei giorni finché non fu costretto a confessare il luogo. La leggenda racconta che il rinvenimento della reliquia avvenne il 3 maggio 326 e in seguito ai fatti miracolosi che portarono ad identificare il legno su cui venne martirizzato il Cristo, Giuda si convertì al cristianesimo. Venne battezzato da Macario, vescovo di Gerusalemme, alla presenza di Elena, ed assunse il nome di Ciriaco (dal greco “dedicato al Signore”).

Il nome di questo personaggio, come quello di Elena, venne legato anch’esso indissolubilmente alla “Vera Croce” tanto che, nonostante la data del suo martirio sia il 1 maggio, la Chiesa lo festeggia come santo il 4 maggio, il giorno dopo la festa della Santa Croce.

Come si svolse il viaggio di ritorno di Elena, supponendo che non morì prima di giungere in Italia, e per quali contrade e strade passò, è un mistero. Ma vi è un cittadina in provincia di Lecce, Galatone, dove la tradizione orale tramanda il ricordo del passaggio del suo augusto carro proprio per il Salento, per le nostre strade e, in questa città ancora oggi viene ricordato con un’imponente manifestazione: il Carro di Sant’Elena.

Le prime notizie risalgono al secolo XVIII. Nei rendiconti per la festa dell’anno 1718 del SS Crocifisso della Pietà compare una nota spese riguardante il carro. Nel 1750 il letterato Oronzo Amorosi ed il priore dei domenicani fra Tommaso Cretj curano la manifestazione con l’allestimento del Carro e del trionfo della Croce in un modo tutto particolare. Sempre in quell’anno Oronzo Amorosi compone l’inno del Carro “O Croce adorata”.

Sin dalle origini la manifestazione era suntuosa e imponente, sicuramente dispendiosa, e di certo non poteva essere svolta ogni anno. Si pensò, allora, ad una scadenza quinquennale, come ricorda l’antico adagio “Bona cu begna, dopu cinqu’anni, festa cu carru senza malanni”. Scadenza altalenante e irregolare fino ad oggi.

Accanto o in aggiunta al ricordo del presunto passaggio di Elena per queste terre, vi è chi individua un altro motivo ispiratore nella modalità con cui viene realizzata la manifestazione. Basta fare pochi passi dal Santuario del SS Crocifisso,direzione del centro storico, per incontrare la chiesa cinquecentesca di San Sebastiano. Sull’architrave della porta maggiore, che da sulla piazza ove è posto l’orologio civico, vi è un bellissimo e interessantissimo bassorilievo.

Durante i giorni di festa si nota poco perché parzialmente nascosto dalla cassarmonica che viene eretta dinanzi e che ospita i concerti bandistici. Questo bassorilievo raffigura il trionfo di un personaggio illustre, probabilmente Giovanni Castriota, feudatario di Galatone e vincitore sui francesi, che aveva fatto costruire quel tempio nell’anno 1500. Il corteo trionfale si snoda da una porta cittadina e si dirige allegoricamente verso Roma, rappresentata dal Colosseo. “Chi abbia ispirato chi” è difficile dirlo e dimostrarlo, ma questa rappresentazione è senza ombra di dubbio molto suggestiva e unica nel suo genere qui nel Salento.

Ai nostri giorni, le foto si riferiscono al 2011 anno in cui si è svolto il corteo del Carro di Sant’Elena, la manifestazione parte dal Santuario della Madonna delle Grazie. Qui la fanciulla o la donna che impersona Elena riceve la croce in legno e, abbracciandola,  si avvia a salire sul grande carro trainato da cavalli, circondata da giovani ancelle e da numerosi bambini.

A precedere il carro un numero impressionante di figuranti che indossano vestiti, realizzati con molta cura e maestria, che ricordano le fogge dell’antico impero romano.

Il grande corteo che richiama un numero impressionante di turisti e curiosi si snoda per le strade del paese per poi terminare davanti al Santuario del SS Crocifisso, tra un bellissimo scenario illuminato dalle mille luci colorate dalle luminarie della festa.

All’interno del Santuario ancorché ancora poco visibili a causa dei ponteggi presenti per il restauro dell’edificio, in alto sull’altare maggiore sono presenti due dipinti settecenteschi che ricordano il ritrovamento della croce, opera del pittore Aniello Letizia.

L’odierna Elena, tra file di soldati e preceduta dai bambini e dalle sue ancelle, entra nel santuario per deporre, infine, nelle mani del Parroco la croce. Con la benedizione del Parroco termina questa bellissima manifestazione.

di Massimo Negro

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Sulla festa del SS. Crocifisso della Pietà si legga anche la seguente nota:

Galatone. L’Ora dei Miracoli e l’asta per la Processione del SS Crocifisso. 
https://massimonegro.wordpress.com/2012/04/30/galatone-lasta-per-la-processione-del-ss-crocifisso/

I dipinti del Letizia all’interno del Santuario del SS Crocifisso.

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Una risposta a Galatone. Sant’Elena, il suo carro e la “Vera Croce”.

  1. guadepa ha detto:

    Ciao, sono Francesco Guadalupi titolare del blog: brundarte.wordpress.com e casualmente , illustrando la chiesa della SS. Annunziata in Mesagne mi sono imbattuto in un antico portale simile a quello che si vede nel tuo articolo, datato e firmato da uno scultore neretino Francesco Bellotto del 1555, a cui la Fondazione Terra d’Otranto attribuisce anche questo portale della chiesa di S. Sebastiano a Galatone. Ti sarei grato quindi se potessi pubblicare anche la tua foto, ovviamente citandone la fonte, in modo da consentire a chi legge di fare utili raffronti. Chiaramente anche le mie foto sono a tua disposizione. Grazie anticipate e auguri di buon lavoro.
    Francesco Guadalupi

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