Gallipoli. La vestizione dei Confratelli e la Processione del Venerdì Santo.

Nel giorno del Venerdì Santo si giunge al culmine delle manifestazioni religiose popolari che si svolgono durante il Triduo Pasquale. Il giorno della morte del Cristo in croce è ancora oggi accompagnato dal rivivere di antiche tradizioni di devozione e di penitenza popolare che affondano le loro radici nel medioevo.

Dal tardo pomeriggio, dopo la celebrazione dell’azione liturgica specifica di quella giornata (non è una messa e non si consacrano le particole ma si usano quelle del Giovedì Santo), le strade dei nostri centri si popolano di un gran numero di fedeli che si stringono attorno alla statua del Cristo Morto e di sua madre Maria, piangente e addolorata. La processione del Cristo Morto resta tutt’ora una delle poche ancora particolarmente sentite e partecipate.

Nell’antico borgo di Gallipoli la processione del Venerdì Santo, al di là dell’aspetto propriamente religioso, ha una sua particolare suggestione e rilevanza culturale e sociale.

La suggestione e la bellezza (anche se è un termine che si sposa poca con la tristezza del giorno) sono date da diversi elementi che si intersecano tra loro creando un quadro d’insieme di particolare rilievo. L’unicità del luogo, del borgo antico, del mare che lo circonda, delle sue strette stradine lungo le quali si dispiega la processione prima di attraversare il ponte per dirigersi verso la “parte nuova” di Gallipoli. La partenza e le successive soste nelle bellissime chiese per i momenti di preghiera e riflessione. Le splendide anche se drammatiche statue che vengono portate in spalla in processione e che raffigurano i momenti più intensi della passione del Cristo sino alla sua morte. I suggestivi abiti delle confraternite con il cappuccio calato sul viso.

La rilevanza culturale e sociale è data dal fatto che durante la processione “sfila” ogni anno un pezzo significativo della storia gallipolina e della sua antica organizzazione sociale. Infatti le due Confraternite che animano la processione del tardo pomeriggio del venerdì nascono anticamente come aggregazione di antichi mestieri. La Confraternita del SS. Crocifisso è quella che riuniva i bottai, mentre la Confraternita di Santa Maria degli Angeli è quella dei pescatori.

In principio era la sola Confraternita del SS. Crocifisso ad avere l’onore di portare processionalmente per le vie della città la statua lignea del Cristo Morto (detta anche “Urnia”) e quella della Vergine Addolorata.

Dopo la riforma del calendario liturgico, l’organizzazione della processione è mutata e con i confratelli del Crocifisso, ora partecipa anche la vicina Confraternita di Santa Maria degli Angeli  a cui spetta l’onore di portare la statua della Vergine Addolorata.

Negli anni più recenti, a rendere ancora più suggestiva e partecipata la processione, sono state aggiunte altre cinque statue a cura della Confraternita del SS. Crocifisso, opere dei maestri cartapestai Gallucci di Lecce, con le quali si rappresentano alcuni dei momenti più significativi della Passione.

Considerando la sua importanza, la processione viene preparata per tempo e, soprattutto le statue sono curate ed abbellite nei minimi particolari. Ma come del resto accade in tutti i nostri centri.

La statua della Madonna Addolorata viene posta nel locale adiacente la chiesa di Santa Maria degli Angeli per essere preparata e da lì viene fatta uscire e portata in processione.

Allo stesso modo la statua del Cristo Morto e le altre statue della Passione sono collocate in un piccolo locale adiacente la chiesa della Crocifisso e fatte uscire da una porta posteriore per essere poi, dopo aver percorso pochi metri in una piccola stradina, progressivamente incanalate nella processione.

C’è un aspetto particolare che precede l’avvio della processione e che non è visibile ai fedeli che si trovano lungo le strade all’esterno delle Chiese delle due Confraternite, in attesa che la processione si avvii. Si tratta della vestizione dei Confratelli che avviene rigorosamente a porte chiuse.

Il Priore della Confraternita o chi per lui, quando è giunto il momento, invita tutti coloro che non appartengono alla congrega o che non devono supportare la vestizione a lasciare la Chiesa. Una sorta di “extra  omnes”.

I Confratelli non si vestono da soli. Vengono vestiti secondo quello che sembra un rituale ben preciso.

Una alla volta si avvicinano al Priore, o a chi deve sovraintendere la vestizione, e questi fa indossare dapprima la tunica rossa (le foto si riferiscono alla Confraternita del Crocifisso).

Le donne della Congrega presenti devono che verificare che la tunica vesta bene il confratello, altrimenti provvedono a dare una sistemata con spilli o piccole cuciture temporanee.

Dopo la tunica si procede a porre la mozzetta celeste sulle spalle del confratello.

Dopo la mozzetta è la volta del cappuccio, rosso come la tunica, e della corona di spine.

Finché i confratelli sono in chiesa il cappuccio non è calato sul viso. Verrà calato quando si prepareranno ad uscire in processione secondo l’ordine stabilito dal Priore.

Quando giunge l’ora, ad aprire il corteo vi è il lamento della tromba e il rullio del tamburo scordato. L’uscita dei confratelli è preceduta dal ritmato fragore della “trozzula”, strumento in legno con dei battenti metallici. Parte così la lunga processione che per ore si dispiegherà per le vie del paese.

Ad aprire la processione vi  è la Confraternita del SS. Crocifisso con le sue statue.

L’agonia dello Getsemani.

La Flagellazione.

L’Ecce Homo.

Il Cristo con la Croce.

la Crocifissione.

E infine la grande Urnia, ossia la grande tomba del Cristo che ha un allestimento molto particolare e complesso, e che può variare di anno in anno a secondo del motivo scelto dalla Confraternita. Il complesso di statue, tra cui vi è come figura fissa sempre presente il Cristo morto deposto dalla croce su un lenzuolo bianco a simboleggiare la sindone, è talmente grande che viene portato in spalla da diverse file di devoti, anziché le solite due file. Inoltre a causa delle sue dimensioni, nell’attraversare le stradine del centro storico, deve essere rigirata per farle urtare e per permettere il suo passaggio.

Subito dopo segue la Confraternita di Santa Maria degli Angeli, i cui confratelli indossano una tunica e il cappuccio bianco e la mozzetta azzurra.

Precedono la statua della Vergine Addolorata, anche questa portata a spalla da una folla di devoti. 

Entrambe le confraternite, quale antico retaggio della tradizione medievale e, al tempo stesso, tangibile e ancora viva testimonianza di pietà e penitenza popolare, hanno al loro interno le figure dei “penitenti”. Di questi non si conosce l’identità, che è nota solo a pochi all’interno della Confraternita. . Si tratta di confratelli scalzi e incappucciati, vestiti con la sola tunica, rossa o bianca (dipende dalla Confraternita), che hanno con loro la cosi detta “disciplina”, particolare flagello di lamine metalliche, o sulle spalle una croce, o dei mattoni appesi sulle spalle. In tutti e tre i casi si tratta di un atto penitenziali di mortificazione del corpo, secondo le loro intenzioni.

La processione si ritira intorno dopo la mezzanotte, dopo che il Sacerdote benedice i partecipanti al termine di una breve riflessione.

di Massimo Negro
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Per le foto storiche della processione si veda il seguente link:
http://www.chiesacrocifisso.it/vensanto.htm

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Note correlate:

– Gallipoli. Il Giovedì Santo tra “sepolcri” e “mamai”.
https://massimonegro.wordpress.com/2012/03/31/gallipoli-il-giovedi-santo-tra-sepolcri-e-mamai/

– Gallipoli. La Processione della Desolata nelle prime ore del Sabato Santo.
https://massimonegro.wordpress.com/2012/04/06/gallipoli-la-processione-della-desolata-nelle-prime-ore-del-sabato-santo/

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3 risposte a Gallipoli. La vestizione dei Confratelli e la Processione del Venerdì Santo.

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  3. dyna ha detto:

    Sempre tanta emozione vedere le foto della processione del venerdì santo a Gallipoli.Spero che prossimamente riuscirò ad esserci.Grazie.

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